In questi quasi venti mesi di bombardamenti indiscriminati diretti contro i civili nella Striscia di Gaza ci siamo spesso chieste e chiesti quali iniziative intraprendere – come Banca Etica e come comunità – per contribuire a porre fine a ciò che si configura come un genocidio della popolazione palestinese. Un orrore cui non credevamo di poter assistere: si pensi solo alla strategia di affamare le persone, al fuoco aperto su coloro che sono in attesa della distribuzione dei pochi aiuti alimentari, oppure agli innumerevoli attacchi deliberati alle scuole che ospitano i rifugiati, oltre che agli ospedali e agli operatori sanitari in servizio.
Gaza: 60mila vittime e la complicità economica del genocidio
Mentre scriviamo sono quasi 60mila le persone uccise dalle bombe israeliane a Gaza secondo le ultime stime, quasi certamente al ribasso. A questo tragico bilancio si sommano 120mila feriti e due milioni di profughi, una cifra persino più alta di quella dell’esodo forzato della popolazione araba palestinese durante la Nakba (la “catastrofe”) del 1948, quando venne fondato lo Stato di Israele al termine del mandato britannico nell’area. Senza dimenticare le azioni violente condotte in Cisgiordania dai coloni israeliani (spesso protetti dall’esercito di Tel Aviv) o gli sgomberi forzati, le demolizioni di case e la distruzione di attività commerciali nella Striscia di Gaza, a formare un quadro drammatico e inaccettabile.
Che si tratti di genocidio è stato certificato da una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, che hanno pubblicato un report dettagliato. Di genocidio nei confronti della popolazione palestinese ha espressamente parlato anchel’Istituto Lemkin per la Prevenzione del Genocidio, un osservatorio internazionale e centro di advocacy dedicato alla prevenzione dei genocidi, ispirato all’opera di Raphael Lemkin, giurista polacco di origine ebraica che coniò il termine “genocidio” e fu il principale promotore della Convenzione ONU del 1948 sulla prevenzione e repressione di questo crimine. Lo ha fatto più volte anche la relatrice ONU per i Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, che nel corso del 2024 ha pubblicato diversi rapporti fondamentali, tra cui l’ultimo “Da un’economia di occupazione a un’economia di genocidio“, presentato al Consiglio per i Diritti Umani a giugno 2025, nel quale ha rivelato le dinamiche economiche e la complicità del settore privato globale, compreso quello finanziario, che sostengono il perpetrarsi dell’eccidio della popolazione palestinese.
Ed è su quest’ultimo piano in particolare che bisogna agire.
Le nostre iniziative
È attualmente attiva una raccolta fondi avviata in collaborazione con Etica Sgr e Medici senza Frontiere, a favore delle attività di soccorso nella Striscia di Gaza, dove la ONG è presente coi suoi operatori e operatrici da più di 600 giorni. Negli scorsi mesi avevamo organizzato, sempre in collaborazione con Medici senza frontiere, un’altra raccolta fondi a supporto delle operazioni umanitarie che si erano rese necessarie all’indomani del 7 ottobre.
Più tardi abbiamo dato vita a un secondo crowdfunding, i cui proventi sono stati destinati a una serie di piccoli imprenditori agricoli palestinesi, le cui attività erano state danneggiate o distrutte per mano dei coloni israeliani. Abbiamo dato voce ai nostri partner di Acad Finance, un’organizzazione di microfinanza palestinese con la quale abbiamo in corso progetti da anni sul territorio, e a tante realtà nostre clienti che operano a Gaza e nei Territori occupati.
Ma non vogliamo fermarci qui. Possiamo fare qualcosa di più non solo per fermare il massacro ma anche per porre fine a un’occupazione illegale ai sensi del diritto internazionale.
Come continuare ad agire insieme
- Dona per sostenere le attività umanitarie di Medici senza Frontiere a Gaza.
- Continuare a chiedere al governo italiano di fermare l’accordo di cooperazione militare con Israele che viola la legge 185/1990 sull’export di armi italiane, in difesa della quale Banca Etica si è battuta insieme ad altre organizzazioni. Potete inviare una lettera ai nostri parlamentari usando questo fac simile.
- Donare per la campagna di Un Ponte Per “Acqua per Gaza”: un contributo concreto per affrontare l’emergenza umanitaria.
- Contribuire alla raccolta fondi della nostra realtà socia Associazione Bergamo-Palestina per l’acquisto di materiale medico-sanitario e di almeno un’ambulanza che raggiungerà Gaza tramite la collaborazione tra l’associazione e il personale medico dell’Ospedale Al-Awda. Si può donare all’account Paypal @amiciziabergamo o tramite bonifico al seguente IBAN: IT73I0501811100000020000074
- Utilizzare il boicottaggio come forma di resistenza non violenta: verificate quali aziende sono implicate con Israele nella lista di Don’t Buy Into Occupation e segnalate dalla campagna BDS.
- Firmare la campagna “Stop al Genocidio” promossa da Amnesty: per chiedere alla UE di rivedere l’accordo di associazione con Israele, per non sostenere l’occupazione illegale dei territori palestinesi e il massacro a Gaza.
Da sapere prima di donare
Le norme vigenti in ambito antiriciclaggio impongono alle banche di eseguire una serie di stringenti verifiche sui flussi di denaro destinati a persone che vivono in Palestina. Per questa ragione anche in Banca Etica possiamo autorizzare esclusivamente i bonifici destinati a persone fisiche con grado di parentela diretta, di cui la banca ha potuto verificare il documento di identità.
Per questo motivo, se hai raccolto in autonomia dei fondi per alleviare la sofferenza delle persone palestinesi, ti consigliamo individuare quale beneficiario della donazione un’associazione riconosciuta che opera a Gaza e di non effettuare un bonifico a singole persone fisiche.
Il nostro impegno per una finanza a difesa dei diritti umani
Dobbiamo continuare a fare pressione per chiedere giustizia e libertà per il popolo palestinese e per tutte le comunità vittime di violenza e di negazione dei diritti umani e civili. Scegliere una banca, come Banca Etica, che non finanzi il settore degli armamenti è un passo importante in questa direzione.
La nostra scelta di non investire in aziende dell’industria bellica non è solo una posizione etica, ma un impegno concreto per costruire un sistema finanziario che non alimenti conflitti e violenze.
Sapevi che la metodologia di analisi delle imprese applicata da Etica Sgr a tutti i nostri fondi di investimento prevede l’esclusione per gli emittenti presenti nella lista delle aziende che supportano l’occupazione israeliana dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani?
Ogni giorno, attraverso le nostre decisioni di investimento, scegliamo di sostenere la pace, la giustizia e i diritti umani.
Per seguire gli aggiornamenti sulla situazione a Gaza consigliamo paginesteri.it
Photo credits Omer Faruk Yildiz su Unsplash
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